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Il Polpo - (Octopus vulgaris) a Roma e dintorni
è un mollusco che vive un po' dappertutto, da pochi centimetri d'acqua a qualche decina di metri di profondità, in scogliere sommerse, dighe frangiflutti, interno dei porti. E' perseguitato per le sue, a mio parere, ottime carni .
Le ore del primo mattino e del tramonto, sembrano le più redditizie, anche se ho catturato polpi in tutte le ore del giorno e in tutte le stagioni.
Insidio questo animale, da terra, con un attrezzo formato da una canna di bambù (di 4 mt.)in due sezioni (a incastro) per poter pescare a una certa distanza dagli scogli. La sezione di punta ha un occhiello, in cui faccio passare un cordino, lungo una ventina di braccia, che porto avvolto nella mano che regge la canna. Il terminale è costituito da una lenza dello 0.80 e un piombo, in basso, di 50 gr. A circa un palmo prima del piombo lego una "pelosa", un granchio di scoglio, o una zampa di gallina o un pezzo di lardo con tanto di cotica. Lancio le esche a qualche metro di distanza e, una volta raggiunto il fondo, recupero piano cercando di percepire l'appesantirsi del tutto dovuto al modo particolare del polpo quando attacca l'esca.
E' una pesca da specialisti. A parte i rischi di incagli del piombo negli scogli del fondale, ci son quelli relativi al modo di mangiare del polpo
che cerca di trascinare l'esca nella tana per poterla gustare con calma proprio mentre si cerca di portarlo a pelo d'acqua e guadinarlo. E' un gioco di pazienza e di abilità in cui molto spesso è il nostro amico ad avere la meglio. In serate negative, e con polpi che sanno leggere e scrivere, alla faccia della sportività, io come terminale adopero la "polpara" (un piombo tronco-conico munito di una corona di ami) con le stesse esche: infatti, quando il polpo le attacca, è più probabile che resti allamato e, quindi, più facile salparlo.
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