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  Agli amici pescatori  

      Anche quest'anno il porto di Casalvelino è off limits per i cefalari e pescatori in genere: ho deciso di trasferirmi alla foce dell'Alento onde evitare discussioni e probabili multe...
Per gli amici Gigino, Salvatore, per gli aficionados, che mi onorano visitando il mio sito, allego due PDF scaricabili:


1) Limiti di Taglia
2) NormativaPescaRegioneCampania


Ciao !
         Non so come tu sia capitato da queste parti, forse un amico comune ti ha dato questo indirizzo: accomodati, ma sappi che non posso offrirti molto oltre quello che sicuramente già conosci, a meno che tu non sia un dilettante ma proprio tanto dilettante ... Non sono un guru della canna; mi dà fastidio leggere (e scrivere) :
- Si fa così ... Si fa colà ...
abbasso i Prof !!!, Scherzo, anzi ammiro chi è bravissimo nello scrivere e ha le possibilità economiche per mantenere una barca, fare viaggi ecc.. Cmq nella pesca, come nella caccia, niente va dato per scontato; al massimo si può affermare che usando certi materiali, certe esche, in quelle località, in quel determinato periodo dell'anno, con quel mare, di giorno, di notte ecc., si sono effettuate buone catture. Non mi intendo di montature particolari, di attrezzature sofisticate, di pasture miracolose, non mi sento un pesca-sportivo. Consumo ciò che pesco anche se non vivo di pesca; insomma non ci trovo niente di sportivo nell'uccidere; piuttosto direi che si tratta di "prelevare" ciò che la natura offre gratuitamente a chi ha la pazienza, l'astuzia, lo spirito di osservazione per meritarselo.
- Allora come ti definiresti? datte 'na mossa, la bolletta della Telecom cammina ... -
- Non mi piacciono le definizioni: direi pescatore dilettante, il contrario di pescatore professionista, quello che di pesca ci campa. A mio parere, non esiste neanche il "pescatore subacqueo" ma il "cacciatore subacqueo" . "Le parole sono pietre" ha detto qualcuno: usiamole a proposito. Punto. -
Nessuna polemica, invidio chi ha il tempo di consultare enciclopedie, chi passa ore a scrivere articoli per le riviste specializzate e per il web, io sono fatto così, prendimi per ciò che sono: mi premeva puntualizzare che non esiste il pescatore sportivo come non esiste il cacciatore sportivo: sono due "predatori" che amano determinati cibi e preferiscono non delegare ad altri, quando è possibile, il piacere del tendere insidie, dell'attesa, della cattura e soprattutto, dello stare all'aria aperta in compagnia di se stessi. Ti vedo un po' sconvolto: forse ho esagerato un po', cmq meglio la cruda verità che una dolce bugia, e poi a me non importa un tubo di essere considerato o considerarmi un "predatore".
- Come nasce, quando si manifesterebbe questo "istinto predatorio"? -
Potrei iniziare così:
c'era una volta un bambino ... ho davanti a me il foglio bianco del blocco notes di Windows e raschio il fondo nel barile dei ricordi alla ricerca della prima volta, ma questi si agitano, si mescolano, si sovrappongono ... porca miseria, che sia la generosa porzione di polpo affogato, ( pescato sabato scorso a Santa Marinella, sotto una pioggia del cavolo), o il mio vinello? ( traditore... azzzz devo smetterla di berlo freddo !!! ) torniamo a noi. Luglio-Agosto 1954, Flaminio, Ministero della Marina. Sono le otto e aspetto alcuni coetanei vicino al parapetto sugli alti argini che il regno sabaudo ha costruito sul Tevere dopo la presa di Roma. Ci giochiamo "l'onore" con una partita a pallone contro "gli scicchettoni" di Villa Glori, i "Pariolini" ( ahooo, bono, nessuno è perfetto.), credo che la specie si sia estinta ... Una "Topolino" si accosta al marciapiede e ne scende un giovanotto vestito da marinaio. Apre lo sportello del passeggero e prende in braccio un vecchietto dirigendosi verso la lunga scalinata che dal bordo del marciapiede conduce al fiume sottostante. Mi avvicino e chiedo se il nonnetto stia male.
- Sta bene, - risponde - ma non può più camminare. Dammi una mano: in macchina ci sono la sedia, canne e il cestino degli attrezzi. -
Si scende: il marinaio col vecchio padre avanti, io con sedia e attrezzi appresso. Giunti sulla banchina, sistema il vecchietto e gli attrezzi e se ne va. Il nonnetto monta le canne; allora erano di bamboo, tronconi ad innesti, non leggerissime, non in fibra di vetro, non al carbonio ... cmq innesca un piccolo lombrico e, non appena l'esca sfiora l'acqua, il sughero affonda: uno squaletto (cavedano) è la prima preda. In pochi minuti, ne vengono sù una decina, poi inizia la stanca, forse un cavedano slamato è fuggito portandosi dietro il branchetto dei consimili. Il vecchio prepara una cannetta anche per me. Così, le esche a mollo, racconta le sue catture nel Fiume, carpe panciute, nasse colme di anguille, trote nella diga di Castel Giubileo, lucci enormi ... fino a quando mi fa notare che il mio galleggiante ballonzola e che è ora di salpare la lenza. Una ruella, (rovella), lunga quanto il mio piccolo palmo, aveva deciso di suicidarsi !. Non starò a descrivere ciò che ho provato penso che tu riesca ad immaginarlo. Intanto i miei compagni, non trovandomi al solito posto, sono scesi sulla banchina e mi esortano a seguirli per la partita. Ebbene, ho disertato, ho preferito seguire "l'istinto predatorio" che cominciava a rivelarsi. Così ogni mattina aspettavo il vecchietto e suo figlio, ( era un sergente del Ministero della Marina ) alle 8.00 portava il padre presso il Fiume e lo riprendeva alle 13.00 al termine del suo turno. Il vecchio mi ha insegnato ad insidiare le specie presenti, l'autodisciplina e la costanza. Ha sollecitato il mio spirito di osservazione e, soprattutto, il rispetto per tutte le forme di vita. Terminata l'estate, ho dovuto lasciare questo angolo di fiume: il tempo della scuola non ammetteva deroghe. Non lo vidi più. Ho pescato tanti anni vicino a Ponte Mateotti: posso dire che quel luogo è stata la palestra per la mia formazione ecologica e naturalistica.
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